Chikungunya
INFORMAZIONI GENERALI
La Chikungunya è una malattia causata da un virus appartenente alla famiglia Togaviridae (Arbovirus), del genere Alphavirus e come per Dengue e Zika è trasmessa all’ uomo attraverso le punture di zanzare femmine infette. Le zanzare, principalmente Aedes aegypti e Aedes albopictus, acquisiscono il virus quando si nutrono di un ospite viremico e sono rese infette a vita quando il patogeno raggiunge le ghiandole salivari. Nei successivi pasti di sangue, la saliva contenente il virus, viene iniettata in ospiti non immuni trasmettendo così la malattia.
Purtroppo la distribuzione di Aedes albopictus sta subendo negli ultimi anni un notevole aumento, colonizzando sia le regioni tropicali che le temperate. Al momento 11 Paesi Europei ne dichiarano la presenza, soprattutto nel bacino del mediterraneo.
La prima epidemia di Chikungunya è stata descritta per la prima volta nel 1952 in Tanzania ed il suo nome deriva dalla lingua swahili e vuol dire “ciò che curva” o “contorce”, in riferimento alle posture antalgiche assunte dai pazienti gravemente colpiti.
ASPETTI EPIDEMIOLOGICI
Il virus Chikungunya è endemico in Africa, nel sud-est asiatico, nel subcontinente indiano, nella regione del Pacifico e nelle regioni subtropicali delle Americhe. In Europa e negli Stati Uniti probabilmente il virus è stato importato da viaggiatori infetti di ritorno dalle aree colpite. In Italia, nel 2007, si è verificato il primo focolaio europeo autoctono, con ben 217 casi confermati in laboratorio (https://www.ecdc.europa.eu/en/all-topics-z/chikungunya-virus-disease/surveillance-and-disease-data/autochthonous-transmission). L’ECDC (European Center for Disease Prevention and Control) ha così istituito una rete per la sorveglianza dei vettori artropodi responsabili delle infezioni ed ha pubblicato delle linee guida per la sorveglianza delle specie invasive di zanzare nelle zone a più alto rischio di epidemie da Chikungunya.
Per il 2022 e precisamente fino al 27 luglio, secondo il rapporto epidemiologico an-nuale dell’ECDC, sono stati segnalati 214.106 casi di malattia da Chikungunya e 41 decessi. La maggior parte dei casi è stata segnalata dal Brasile (186.170). I decessi segnalati sono stati 40 dal Brasile e 1 caso dal Kenya. I cinque paesi che segnalano la maggior parte dei nuovi casi sono Brasile (53.020), Guatemala (326), Paraguay (146), Malesia (132) e Filippine (106). Nessun caso è stato segnalato in Italia.
Secondo gli ultimi dati forniti dal Sistema di Sorveglianza delle Arbovirosi, per il pe-riodo compreso tra il 1° gennaio e il 30 settembre 2020, in Italia sono stati segnalati 3 casi confermati di Chikungunya. Tutti gli episodi comprendevano un’età media di 50 anni ed erano legati a viaggi all’estero. Di questi il 67% era di sesso maschile. I luoghi di probabile esposizione sono stati per il 67% Maldive e per il restante 33% Brasile.
Per il 2020, sempre secondo il rapporto epidemiologico annuale dell’ECDC, 24 paesi hanno segnalato 59 casi di malattia da virus chikungunya, di cui 52 (88%) sono stati confermati. La Germania ha riportato la percentuale più alta di casi (44%) seguita dalla Francia (22%). Il tasso di notifica UE/SEE nel 2020 è stato inferiore allo 0,1 di casi ogni 100 000 abitanti.
In particolare nel 2020 è stata osservata una diminuzione dell'86% di casi di malat-tia da chikungunya rispetto al 2019; questi dati possono essere spiegati dalla signi-ficativa diminuzione dei viaggi verificatasi a causa delle restrizioni attuate durante la pandemia di COVID-19 e contestualmente dall’uscita del Regno Unito dall’UE il 31 gennaio dello stesso anno. Considerando che il Regno Unito è stato tra i paesi che hanno riportato il maggior numero di casi negli anni precedenti, unito al fatto che non è ben chiaro come la pandemia di COVID-19 abbia influenzato la capacità dia-gnostica e la sorveglianza nei paesi dell'UE/SEE e nel mondo, è necessario interpre-tare con cautela i casi segnalati nell’UE/SEE rispetto ai relativi tassi di infezione.
Per il 2019, secondo il rapporto epidemiologico annuale dell’ECDC, 15 paesi hanno segnalato 516 casi di malattia da virus Chikungunya, di cui 421 (82%) sono stati confermati; la maggior parte dei casi (80%) aveva un’età compresa tra 25 e 64 an-ni. Il 78% dei casi sono stati importati principalmente dall’Asia, Thailandia, India e Bir-mania. La Francia ha riportato la percentuale più alta di casi (21%), seguita dal Regno Unito (18%) e dalla Germania (17%). Il tasso di notifica UE/SEE nel 2019 è stato di 0,1 casi ogni 100 000 abitanti. I tassi più alti specifici per paese sono stati in Belgio e Svezia.
Degni di nota sono i dati riportati in Italia nel 2017: 270 casi confermati e 229 probabili nelle regioni Lazio e Calabria, entrambe destinazioni turistiche popolari con una maggiore densità di popolazione durante le vacanze estive. Questa è stata la prima trasmissione nota della malattia da virus Chikungunya nell'Italia centrale e meridionale dopo il focolaio del 2007.
Figura 1. Distribuzione dei casi di malattia da virus chikungunya per paese, UE / SEE, 2021
The Surveillance Atlas Infectious Diseases è uno strumento interattivoche fornisce dati aggiornati sulle zoonosi e ne consente la manipolazione per la creazione di grafici e tabelle.
CENTRI E LABORATORI DI RIFERIMENTO
Centro Biregionale di Entomologia e Malattie da Vettori - CREVe (AN)
Dipartimento Malattie Infettive (DMI) - ISS
REFERENTI
MANIFESTAZIONI CLINICHE
La sintomatologia in genere compare dopo un periodo di incubazione di circa 1-12 giorni successivi alla puntura di una zanzara infetta, con una media compresa tra 3 e 7 giorni. La maggior parte delle persone colpite solitamente sviluppano alcuni sintomi caratteristici: febbre, brividi, mal di testa, mialgia, nausea, fotofobia, forti dolori articolari e rush cutaneo. Nonostante la malattia sia considerata non fatale, i sintomi possono essere gravemente invalidanti e durare per anni. La fase acuta dura circa 10 giorni e il tipico segno clinico è l’artralgia simmetrica. In casi più gravi si può avere miocardite, epatite, disturbi oculari e neurologici. La fase cronica della malattia, caratterizzata principalmente da dolori articolari, può colpire il 30-40% degli infetti anche per parecchi anni.
I soggetti a rischio per le forme più gravi della malattia sono le donne nelle ultime settimane di gravidanza e persone in età avanzata. In questi casi possono riscontrarsi rispettivamente meningoencefalite ed artralgia che può svilupparsi in seguito in artrite reumatoide cronica. Nell’uomo la carica virale nel sangue può risultare molto alta all’inizio della malattia e permane per 5-6 giorni (fino a 10) consentendo alle zanzare di alimentarsi e disseminare il virus. Anche la trasmissione madre-feto è stata riportata in donne alle ultime settimane di gravidanza, ma non c’è evidenza della trasmissione del virus attraverso il latte materno.
SITOGRAFIA
- https://www.ecdc.europa.eu/en/chikungunya/facts/factsheet
- https://www.cdc.gov/chikungunya/index.html
- https://www.epicentro.iss.it/arbovirosi/pdf/Chik_2019.pdf
- https://www.epicentro.iss.it/chikungunya/
- https://www.veterinariaalimenti.marche.it/Articoli/arbovirosi-sancita-lintesa-stato-regioni-sul-piano-nazionale-di-prevenzione-sorveglianza-e-risposta-2020-2025
- https://www.veterinariaalimenti.marche.it/Portals/0//OldFiles/PIANO_NAZIONALE_ARBOVIROSI_2020_-_2025.pdf
- https://www.epicentro.iss.it/arbovirosi/aggiornamenti
- https://www.epicentro.iss.it/arbovirosi/bollettini
- https://www.ecdc.europa.eu/sites/default/files/documents/chikungunya-annual-epidemiological-report-2018.pdf
BIBLIOGRAFIA
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