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Yersiniosi

INFORMAZIONI GENERALI

La yersiniosi è un’infezione causata da batteri coccobacilli anaerobi gram-negativi appartenenti al genere Yersinia. Le specie più diffuse nell’ambiente e in grado di causare malattie sia negli animali che nell’uomo sono due: Yersinia psuedotubercolosis e Yersinia enterocolitica.

La trasmissione della malattia può avvenire consumando o manipolando alimenti contaminati; più comunemente prodotti a base di carne di maiale cruda o poco cotta, prodotti lattiero-caseari non pastorizzati e/o utilizzando acqua contaminata non trattata. Negli ultimi anni è stato registrato un aumento della trasmissione della malattia attraverso i vegetali. Essendo microrganismi psicrofili, (possono crescere bene anche a 4°C), possono rappresentare un serio rischio per la salute in quanto in grado di moltiplicarsi massivamente in prodotti refrigerati aventi una lunga shelf life.

I sintomi della yersiniosi possono variare a seconda dell'età della persona infetta. Generalmente si sviluppano da 4 a 7 giorni dopo l'esposizione e possono durare da 1 a 3 settimane. L'infezione si verifica spesso nei bambini piccoli ed i sintomi più comuni sono febbre, dolore addominale e colite emorragica. Negli adulti i sintomi predominanti sono il dolore addominale destro e la febbre, spesso confusi con l'appendicite. La yersiniosi di solito scompare da sola tuttavia in alcuni casi un trattamento antibiotico può essere utilizzato per infezioni più gravi. Sebbene le complicanze siano rare esse possono includere eruzioni cutanee, dolori articolari o diffusione di batteri nel flusso sanguigno.

ASPETTI EPIDEMIOLOGICI

Tra le zoonosi prese in considerazione nel report annuale EFSA-ECDC 2021, la yersiniosi si colloca al terzo posto in Europa tra quelle più frequentemente notificate. Nel 2020 sono stati notificati 5668 casi confermati, con un tasso di notifica di 1.8 casi per 100.000 abitanti. Il numero di casi notificati risulta essere il più basso notificato negli ultimi 10 anni: questo dato è sicuramente correlato all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, nonché dalla pandemia di COVID-19, che ha impattato sulla capacità degli Stati Membri di attuare al meglio l’attività di sorveglianza.

Dati raccolti dall’ European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) e relativi all’anno 2021 evidenziano un nuovo incremento del numero di casi notificati, che si attestano a valori riferibili agli anni pre-pandemia.

La Francia e la Germania detengono il più alto numero di casi, rappresentando insieme il 50.2% di tutti i casi di yersiniosi in Europa (EFSA 2021).

Distribuzione dei casi di yersiniosi nel 2020 (ECDC, Surveillance Atlas for Infectious Diseases).

https://atlas.ecdc.europa.eu/public/index.aspx

Trend del numero di casi di yersiniosi riportati in Europa tra il 2007 e il 2021 (ECDC, Surveillance Atlas for Infectious Diseases).

 

La segnalazione di casi di yersiniosi nell’uomo e negli alimenti è obbligatoria nella gran parte degli Stati Membri EU/EEA, tuttavia in circa un quarto dei Paesi dell’UE, tra cui l’Italia, il sistema di sorveglianza si basa su segnalazioni volontarie, in conformità alla Direttiva Zoonosi 2003/99/EC. Questa Direttiva specifica che zoonosi quali la yersiniosi, per le quali il controllo non è obbligatorio, devono essere monitorate qualora la situazione epidemiologica lo richieda. Per tale ragione, i dati forniti finora sulla presenza di Yersinia in animali e alimenti, sottomessi dagli stati membri all’Unione Europea, risultano raccolti con piani di campionamento non armonizzati. La scarsità di dati nonché regole di campionamento e di segnalazione non armonizzate, precludono dunque il monitoraggio e l’analisi dei trend di diffusione e delle fonti di infezione.

Tra le due specie patogene notificate a livello europeo (Y.enterocolitica e Y.pseudotubercolosis), la prima è responsabile del 99% delle infezioni umane. Nove paesi hanno riportato un totale di 74 casi di Y.pseudotubercolosis.

Il maggior serbatoio di Y.enterocolitica è rappresentato dai suini domestici e i sierotipi più frequentemente riscontrati nel suino e nei prodotti derivati sono quelli più comunemente riportati nelle infezioni umane.

I dati disponibili confermano infatti che la maggior parte delle positività alimentari si riscontra nei prodotti a base di carne suina (5% su 953 campioni testati) e bovina (30% su 10 campioni testati) (Tabella 2). Recentemente la presenza di Y.enterocolitica è stata evidenziata anche in altri alimenti quali le insalate RTE, suggerendo che un ruolo importante è svolto da fonti di infezioni diverse da quelle suine.

Dati relativi alle positività riscontrate in diverse categorie alimentari e specie animali, EU, 2018. Report EFSA-ECDC 2018.

Nel 2018 sono stati riportati 12 outbreaks di yersiniosi causati da Y.enterocolitica (dei quali una strong evidence), che hanno coinvolto 58 casi in 8 paesi, con una media di 4.8 casi per outbreak e rappresentando lo 0.2% del totale degli outbreaks in Europa.

Dati relativi agli strong evidence outbreaks di yersiniosi in Europa tra il 2007 e il 2018. Report EFSA -ECDC 2018.

L’informazione di specie viene riportata nell’95.1% dei casi di yersiniosi confermati. Y.enterocolitica rappresenta di gran lunga la specie più comunemente riscontrata in tutti gli Stati Membri, con una percentuale di isolamento del 99.3%. Dati riguardanti i sierotipi di Y.enterocolitica sono stati forniti per 3438 casi confermati (55.7%) e i sierotipi più frequentemente isolati sono rappresentati dal sierotipo O:3 (86.5%), seguito da O:9 (9.3%) e O:5,27 (1.9%) (EFSA 2018).

Al fine di valutare la significatività per la salute pubblica e la patogenicità per l’uomo di Y.enterocolitica, è importante raccogliere dati di biotipizzazione dei ceppi isolati. Y.enterocolitica si divide in 6 biotipi (1A, 1B, 2, 3, 4 e 5), tutti considerati sempre patogeni per l’uomo, ad eccezione del biotipo 1A. Quest’ultimo, frequentemente isolato dall’ambiente e considerato prevalentemente non virulento a causa della mancanza di specifici determinanti di virulenza, è risultato in alcuni casi correlato a casi di infezioni gastrointestinali (Tennant et al. 2003). L’informazione relativa al biotipo è fornita solo in una porzione limitata di casi di yersiniosi (20%) (ECDC 2019), seppur notevolmente superiore a quella degli anni precedenti. Nello specifico i biotipi più comuni nel 2017 sono il biotipo 4 (86.8%) seguito dal biotipo 2 (11.6%) e dal biotipo 1B (1.0%) (EFSA 2018); il dato risulta invece mancante nel report EFSA 2019, nel quale viene appunto sottolineata l’importanza di tale informazione dal punto di vista epidemiologico e la necessità di incrementare la raccolta dei dati di biotipizzazione.

BIBLIOGRAFIA