Peste Suina Classica

INFORMAZIONI GENERALI
La Peste Suina Classica (PSC) è una delle principali malattie virali che colpiscono i suini, sia domestici che selvatici, altamente contagiosa e spesso letale per gli animali. La PSC provoca gravissime ripercussioni sulla salute animale e sull’industria suinicola, a causa di tutte le misure restrittive che devono essere messe in atto prontamente in caso di focolaio.
La PSC non è una zoonosi: infatti, gli unici animali che possono essere infettati dal virus della PSC sono i suini (specie Sus Scrofa).
La PSC è causata da un virus della famiglia Flaviviridae, genere Pestivirus. Il virus della PSC (CSFV, Classical Swine Fever Virus o Pestivirus C) è piccolo e sferico, dotato di envelope. Il genoma virale è rappresentato da un singolo filamento di RNA a polarità positiva.
CSFV si trasmette principalmente attraverso la via oro-nasale, sia per contatto diretto con animali infetti sia per contatto indiretto con materiale contaminato. La via verticale rappresenta un’altra importante modalità di trasmissione del virus.
Il Regolamento UE 2016/429 (Animal Health Law) inserisce la PSC, insieme alla Peste Suina Africana (PSA), tra le malattie direttamente elencate (articolo 5). Inoltre la PSC è una malattia elencata dal Codice sanitario degli animali terrestri dell'Organizzazione mondiale della sanità animale (WOAH), a cui deve essere segnalata.
Descritta per la prima volta in Tennessee (USA) nel 1810, la PSC ha raggiunto nel 1862 il Regno Unito, e da lì altri paesi europei come Svezia, Francia, Danimarca, per poi diffondersi a livello mondiale a partire dagli anni ’60.
Dopo la emanazione del divieto di vaccinazione nel 1990, in Europa si è verificata una lunga serie di focolai. In particolare, la maggiore ondata epidemica della malattia è stata registrata negli anni 1997-1998, quando la PSC si è diffusa dalla Germania ai Paesi Bassi, Italia, Spagna e Belgio, causando perdite economiche ingentissime. Negli anni 2000, diversi paesi sono stati ulteriormente colpiti dalla malattia (Belgio, Repubblica Ceca, Spagna, Italia, Regno Unito).
I focolai più recenti hanno interessato Francia e Germania, sulla cui linea di confine la PSC è rimasta endemica a lungo nella popolazione di cinghiali, fino agli anni 2007-2009; Ungheria e Slovacchia, dove la PSC ha coinvolto allevamenti di suini domestici diffondendosi a partire dai selvatici, fino agli anni 2008-2009; Lituania e Lettonia, che rappresenta l’ultimo paese in Europa ad aver sperimentato la malattia nei selvatici (2015); paesi balcanici, in cui la malattia è rimasta a lungo endemica, sia nei selvatici che nei domestici, almeno fino agli anni 2007-2008 (Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia, Montenegro), 2009-2010 (Croazia, Serbia), 2013 (Romania e Bulgaria). Inoltre, in alcuni paesi europei dell’area balcanica non è possibile stabilire con sicurezza l’assenza o la presenza dell’infezione.
Attualmente, la malattia risulta presente in paesi extra europei confinanti con la Unione Europea (Russia) nonché in altri continenti (Brasile, Colombia, Giappone).
Attualmente la lista WOAH dei territori liberi dall’infezione riporta 37 paesi, compresi tutti quelli del Nord America e alcuni delle Americhe centrale e meridionale, Oceania, e larga parte dell’Unione Europea. Non si conosce con precisione la situazione in Africa.
LA PSC resta endemica in Asia, America centrale e meridionale, Caraibi. In particolare, focolai di PSC sono riportati in Brasile, Colombia, Giappone, Russia (anno 2020), sebbene in Brasile, Colombia ed Ecuador alcune zone siano state dichiarate indenni.
PSC in Italia
In Italia, una massiccia campagna di vaccinazione è stata portata avanti tra il 1967 e il 1989, sebbene negli anni ’80-’90 diverse siano state le emergenze legate all’infezione, per lo più nei cinghiali.
Nel 1985 è stato registrato un caso di PSC in un cinghiale nella provincia di Livorno, probabilmente causato dalla ingestione di rifiuti alimentari provenienti da un campeggio nei pressi. Questo ha dato il via a una ondata epidemica che, fino al 1990, ha fatto registrare numerosi focolai di PSC in cinghiali selvatici, in cinghiali allevati e nei suini domestici delle province di Livorno, Pisa, Siena e Grosseto. Nel 1991, queste province hanno sperimentato ulteriori focolai di PSC nei domestici, mentre nella provincia di Parma è stato rilevato un caso in cinghiali allevati.
In Toscana, due ondate epidemiche si sono avute nei cinghiali, in aree e periodi diversi. In particolare, la prima ondata (nel sud della regione, Maremma), da giugno 1985 a novembre 1990, con le ultime code di infezione a Grosseto (1990-1991), ha provocato nei domestici 10 focolai, mentre la seconda (nel nord della regione, Lunigiana), tra aprile ed agosto 1992, ha coinvolto il territorio di Massa, confinante con quello parmense.
I focolai avvenuti nel 1992 nei suini domestici delle province di Roma e Latina, probabilmente non sono collegati ai casi toscani, quanto piuttosto all’importazione di animali infetti e/o all’impiego di automezzi non disinfettati adeguatamente.
Nel 1995 sono stati registrati due focolai, uno a Prato e uno a Piacenza, quest’ultimo in una azienda che allevava sia domestici che selvatici, causato dall’alimentazione dei suini con scarti di cucina contaminati. Da lì, l’infezione si è diffusa ai cinghiali del territorio ma, riuscendo a delimitare l’area, essa si è auto-limitata. I casi di PSC rinvenuti nei cinghiali nel periodo 1996-1999 nelle province di Varese (Lombardia), Piemonte (Vercelli), Piacenza (Emilia Romagna), Grosseto e Livorno (Toscana) sono stati correlati tra loro. Nel territorio di Varese in particolare l’infezione è risultata endemica nella popolazione dei selvatici, e probabilmente è stata la causa del focolaio registrato nel 1998 in Canton Ticino, sulla linea di confine italo-svizzera.
Collegati all’ondata epidemica che partì dalla Germania nel 1997, sono i focolai di Perugia e Salerno dello stesso anno; non è stato possibile chiarire l’origine del focolaio di Bolzano.
In Sardegna la malattia è rimasta endemica per un periodo piuttosto lungo (1984-2003), coinvolgendo sia il comparto domestico che la popolazione selvatica, e interessando l’intero territorio delle tradizionali 4 province (Nuoro, Oristano, Sassari, Cagliari). L’ultimo focolaio di PSC denunciato in Italia risale al 2003 proprio in Sardegna. Il contatto tra i cinghiali e la popolazione di suini bradi illegali, presente soprattutto nella provincia di Nuoro, e i movimenti incontrollati di animali vivi tra territori infetti di province diverse, sono probabilmente le cause principali che hanno contribuito alla diffusione della malattia nella regione.
A partire dal 1991, in Italia, il controllo dell’infezione non si è più basato sulla profilassi vaccinale ma, ai sensi della normativa europea, l’eradicazione della malattia è stata raggiunta e mantenuta con l’applicazione di una strategia fondata sulla sorveglianza primaria e lo stamping out degli eventuali focolai di infezione.
WOAH ha riconosciuto all’Italia lo stato sanitario di Paese indenne per la PSC nel 2016.
Sorveglianza in Italia
L’Italia ha sospeso la vaccinazione per PSC nel 1990, e da allora la malattia è stata oggetto di continua sorveglianza sul territorio. In particolare, dal 1995 al 2020, è stato attuato un piano di monitoraggio sierologico degli allevamenti suinicoli da riproduzione, condotto in parallelo al piano di sorveglianza della Malattia Vescicolare del Suino (MVS). Questo piano ha avuto l’obiettivo di individuare la eventuale presenza di circolazione di stipiti virali a bassa virulenza sul territorio nazionale, non rilevabili clinicamente (Ordinanza del Ministero della Salute del 12 aprile 2008 “Misure sanitarie di eradicazione della Malattia Vescicolare del suino e di sorveglianza della Peste Suina Classica”). Ad oggi, verificando a posteriori l’assenza di circolazione virale, è stato garantito lo status di indennità da questa infezione. Tuttavia, la PSC è tuttora presente in diverse zone del pianeta, e non è possibile escludere un’incursione del virus in territori attualmente indenni. Diversi studi evidenziano quali siano i principali fattori di rischio, come flussi commerciali di animali vivi e prodotti derivati, spostamenti continui di persone, scarso livello di biosicurezza per alcune tipologie di allevamento suinicolo. Inoltre, la concomitanza di questi fattori con la circolazione virale in popolazioni di animali selvatici può amplificare la dinamica epidemiologica, con un’evoluzione in senso endemico di eventuali fatti epidemici che si teme possano verificarsi nel prossimo futuro anche in aree dell’Europa Occidentale. In questo contesto, infine, nel 2019 l’Italia è stata dichiarata indenne da MVS e nel 2021 è stata sospesa l’attività di sorveglianza per tale malattia. Per tutti questi motivi, a partire dal 2021, è stato attuato un cambiamento nella strategia di sorveglianza per PSC, con l’obiettivo di rilevare quanto prima l’eventuale ingresso del virus nel paese attraverso un adeguato livello di sorveglianza passiva da attuarsi mediante analisi virologiche sui suini domestici e selvatici. Inoltre, nel 2021 è entrato in vigore l’Animal Health Law (Regolamento UE 2016/429), che contempla la PSC tra le malattie transfrontaliere potenzialmente di maggior impatto sulla zootecnia e sulla fauna selvatica. Per questi motivi, a partire dal 2021 la sorveglianza per PSC è stata associata alla sorveglianza per PSA sui suini domestici e sui cinghiali, sostituendo il test sierologico (ELISA) con quello molecolare (Real Time PCR) per la ricerca del genoma virale. Il Piano Nazionale di Sorveglianza ed Eradicazione per PSA sui domestici prevede che siano testati tutti i casi sospetti, in assenza dei quali si esegue il prelievo di campioni, su base settimanale, da almeno due suini venuti a morte negli allevamenti residenti in ogni regione italiana. Prioritariamente coinvolte nel campionamento dovrebbero essere le aziende suinicole che hanno un numero ridotto di capi (fino a 50), in quanto indicate come maggiormente a rischio per l’introduzione del virus. Tuttavia e’ possibile per ogni regione definire una strategia di campionamento basata su un’analisi del rischio che tenga conto delle specifiche territoriali. Lo stesso Piano, relativamente ai cinghiali, dispone che debbano essere testati tutti quelli rinvenuti morti o moribondi, in ambiente naturale, urbano e periurbano, inclusi i sospetti clinici o anatomo-patologici. In pratica, nell’ambito delle attività di sorveglianza passiva per PSA sui suini domestici e selvatici, si garantisce il controllo anche per PSC, testando lo stesso campione con metodi biomolecolari per entrambe le Pesti Suine. L’aggiornamento del piano di sorveglianza nazionale per PSC ha lo scopo di innalzare il livello di sorveglianza passiva per la malattia, considerando che la norma prevede la notifica di ogni caso sospetto di Pesti Suine e la pronta esecuzione di test diagnostici per escludere o confermare la presenza dei virus in questione.
CENTRI E LABORATORI DI RIFERIMENTO
Centro di Referenza Nazionale per lo studio delle malattie da Pestivirus e Asfivirus
U.O. Semplice Laboratorio Nazionale Referenza Pesti Suine (PSC - PSA)
REFERENTI
RING TEST
Per informazioni in merito al RT si rimanda alla sezione del sito dedicata, in alternativa ACCEDI AL PORTALE.
LEGISLAZIONE COMUNITARIA
Regolamento Delegato (UE) 2023/361 della Commissione del 28 novembre 2022 che integra il regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le norme per l’uso di taluni medicinali veterinari ai fini della prevenzione e del controllo di determinate malattie elencate.
Regolamento di Esecuzione (UE) 2022/140 della Commissione del 16 novembre 2021 recante modalità di applicazione del regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le banche dell’Unione degli antigeni, dei vaccini e dei reagenti diagnostici.
Regolamento Delegato (UE) 2022/139 della Commissione del 16 novembre 2021 che integra il regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda la gestione, lo stoccaggio e il rinnovo delle scorte delle banche dell’Unione degli antigeni, dei vaccini e dei reagenti diagnostici e le prescrizioni in materia di biosicurezza, bioprotezione e biocontenimento per il funzionamento di tali banche.
Regolamento di Esecuzione (UE) 2021/934 della Commissione del 9 giugno 2021 che stabilisce misure speciali di controllo della peste suina classica.
Regolamento di esecuzione (UE) 2020/2002 della Commissione del 7 dicembre 2020 recante modalità di applicazione del Regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda la notifica nell’Unione e la comunicazione nell’Unione delle malattie elencate, i formati e le procedure per la presentazione e la comunicazione dei programmi di sorveglianza dell’Unione e dei programmi di eradicazione nonché per le domande di riconoscimento dello status di indenne da malattia, e il sistema informatico per il trattamento delle informazioni.
Regolamento delegato (UE) 2020/689 della Commissione del 17 dicembre 2019 che integra il Regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le norme relative alla sorveglianza, ai programmi di eradicazione e allo status.
Regolamento delegato (UE) 2020/687 della Commissione del 17 dicembre 2019 che integra il Regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le norme relative alla prevenzione e al controllo di determinate malattie elencate.
Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1882 della Commissione del 3 dicembre 2018 relativo all'applicazione di determinate norme di prevenzione e controllo delle malattie alle categorie di malattie elencate e che stabilisce un elenco di specie e gruppi di specie che comportano un notevole rischio di diffusione di tali malattie elencate.
Regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016 relativo alle malattie animali trasmissibili e che modifica e abroga taluni atti in materia di sanità animale («normativa in materia di sanità animale»).
PROCEDURE
MANUALI
OIE Terrestrial Manual 2022, Classical Swine Fever
CLINICA E SINTOMI
Il virus infetta primariamente le cellule epiteliali delle cripte tonsillari, per poi entrare nel torrente linfatico e circolatorio e replicare primariamente nel midollo osseo, nei linfonodi/strutture linfoidi e nella milza; successivamente, il virus invade tutti gli organi parenchimatosi (fase viremica). Il periodo di incubazione va da 3 a 14 giorni.
L'introduzione del virus della PSC in una popolazione suina recettiva genera spesso una diffusione della malattia eclatante e rapida.
Le forme cliniche della PSC si suddividono in iperacute/acute, subacute, croniche, inapparenti.
I sintomi principali sono:
- febbre elevata
- depressione del sensorio
- movimenti non coordinati/andatura incerta/tremori/paresi posteriore
- petecchie/cianosi su cute e mucose, specialmente su addome, orecchie, estremità degli arti
- costipazione seguita da diarrea
- congiuntivite/ scolo oculare e nasale
- disordini riproduttivi
- aborti spontanei/natimortalità/malformazioni fetali
Nella forma acuta, i suini infetti presentano febbre elevata che persiste a lungo, depressione ed anoressia; i soggetti ammalati tendono ad aggrupparsi. Possono presentare congiuntivite, scolo nasale, costipazione seguita da diarrea, vomito e cianosi. Sintomo costante è rappresentato da atassia e successivamente paresi del treno posteriore. La letalità è del 90-100% e la morte sopraggiunge tra 10-20 giorni dopo che gli animali hanno contratto l’infezione.
Nelle forme subacute i sintomi sopra descritti possono diminuire di intensità e gli animali, in genere, vengono a morte dopo qualche settimana. Infezioni secondarie possono complicare il quadro clinico. Il tasso di mortalità è piuttosto variabile.
La forma cronica, che si sviluppa in seguito a una inefficace risposta immunitaria da parte dell’organismo, è caratterizzata dalla progressione della malattia, a fasi intermittenti, per alcuni mesi prima della morte degli animali.
Nel caso di trasmissione dell’infezione per via transplacentare, soprattutto quando questa si verifica nell'ultimo mese di gravidanza ed è sostenuta da stipiti a bassa patogenicità, si possono verificare casi di aborto/natimortalità/mummificazione, oppure nascita di suinetti persistentemente infetti da CSFV, poco vitali o affetti da tremori. Questi suinetti, pur apparentemente sani oppure con segni clinici aspecifici, rappresentano un importante serbatoio virale in allevamento fino alla morte. In questi soggetti, che possono sopravvivere fino a 5-6 mesi, si riscontra viremia persistente. Talvolta, in queste forme di infezione, l'unica manifestazione apprezzabile è un evidente ritardo nella crescita. Alcuni soggetti, superata una prima fase acuta di malattia e dopo un apparente miglioramento, vanno incontro a forme croniche di PSC mostrando condizioni generali scadenti.
Lesioni post-mortem
Le lesioni anatomopatologiche riscontrate sono prevalentemente di tipo emorragico nelle forme acute e di tipo ulcerativo/necrotico nelle forme croniche, a carico di tonsille, organi linfoidi primari e secondari, intestino, rene.
Nelle forme acute predominano lesioni di tipo emorragico: focolai emorragici possono essere rinvenuti in ogni distretto organico ma con maggior frequenza a carico della cute, linfonodi, rivestimenti sierosi, tonsille, mucosa gastrica, reni e vescica. I linfonodi appaiono aumentati di volume, edematosi e diffusamente arrossati. Nei casi più gravi l'intero linfonodo appare emorragico, di un colore rosso scuro. La milza, in genere di grandezza normale, può presentare alcuni o molti infarti emorragici marginali. Talvolta si osservano lesioni di tipo emorragico anche a carico del cuore e dei polmoni.
Nelle forme croniche si riscontrano enteriti necrotiche con lesioni difteroidi rilevate a carico della mucosa del colon e del cieco, soprattutto in prossimità della valvola ileo-cecale, che costituiscono i tipici "bottoni pestosi" di valore patognomonico.
Negli episodi di infezione intrauterina, i feti nel caso di morte precoce in utero, vanno incontro a mummificazione. I suinetti nati morti presentano spesso edemi, deformità della testa, ascite, emorragie a carico di vari organi e necrosi epatica.
TERAPIA E PROFILASSI
Non esiste alcuna possibilità terapeutica per la Peste Suina Classica. Quando si riscontrano uno o più sintomi, tali da far sospettare la presenza di PSC, occorre immediatamente darne comunicazione ai servizi veterinari competenti per territorio.
Esistono diversi presidi vaccinali nei confronti della PSC. I primi ad essere stati sviluppati sono i vaccini vivi attenuati (LAV, Live Attenuated Vaccines), impiegati a lungo in diverse regioni del mondo per il controllo e l’eradicazione della malattia. Recentemente, sono stati messi a punto alcuni vaccini marker (DIVA, Differentiating Vaccinated from Infected Animals), di prima e seconda generazione, che permettono la differenziazione dei capi naturalmente infetti da quelli vaccinati. Entrambe le tipologie di vaccini sono state adattate in forma di esca, per la immunizzazione orale di cinghiali e suini domestici allevati allo stato brado/semibrado.
Attualmente, in Europa, l’uso di vaccini nei confronti della PSC a scopo profilattico è vietato. In caso di focolaio, previa adeguata valutazione del rischio, si può ricorrere alla vaccinazione di emergenza nelle aziende suinicole e/o nei suini selvatici.
La vaccinazione a scopo profilattico viene impiegata in diversi paesi non-EU in cui l’infezione è endemica, come parte integrante della strategia di controllo della malattia.
PREVENZIONE E DIAGNOSI
La malattia si diffonde direttamente per contatto tra animali infetti.
La trasmissione indiretta può avvenire attraverso attrezzature e indumenti contaminati, che possono veicolare il virus, oppure con la somministrazione ai maiali di residui di cucina anch’essi contaminati, pratica vietata dalla normativa comunitaria e nazionale, o smaltendo rifiuti alimentari, specie se contenenti carni suine, in modo non corretto.
La trasmissione verticale è possibile in tutte le fasi della gestazione. In caso di infezione tra il 50esimo e 70esimo giorno di gravidanza, si instaura il fenomeno della immunotolleranza, cui consegue la nascita di suinetti persistentemente infetti.
Nei paesi indenni la prevenzione dall’infezione si effettua attraverso il severo controllo dei prodotti importati e la costante sorveglianza sullo smaltimento dei rifiuti alimentari, di ristoranti, navi e aerei. Fondamentale il monitoraggio costante della popolazione suina residente.
Nei Paesi infetti il controllo si effettua attraverso l’abbattimento e la distruzione dei suini positivi e di tutti gli altri presenti all’interno dell’allevamento colpito dalla malattia. Fondamentali sono anche la pulizia e disinfezione, la delimitazione delle zone infette, il controllo delle movimentazioni di suini vivi e dei prodotti derivati, unitamente alle indagini epidemiologiche volte ad individuare l’origine dell’infezione.
Le popolazioni di cinghiali infetti da CSFV rappresentano un costante fattore di rischio per i suini domestici.
La diagnosi di malattia è effettuata tramite vari esami di laboratorio, sia di tipo diretto (ricerca del virus/del genoma virale), come isolamento virale, RT-PCR, test di immunofluorescenza, sia di tipo indiretto (ricerca degli anticorpi) come test ELISA e virus-neutralizzazione.
Ogni caso di malattia, anche sospetto sulla base dei segni clinici/lesioni post-mortem, deve essere confermato dalla diagnosi di laboratorio.