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IZS UM 06/20 RC

DETERMINAZIONE DI PFAS INDICATORI DI CONTAMINAZIONE NEGLI ALIMENTI MEDIANTE CROMATOGRAFIA LIQUIDA INTERFACCIATA ALLA SPETTROMETRIA DI MASSA

Responsabile Scientifico: Roberta Galarini

Area tematica: Sicurezza Alimentare

Parole chiave: PFAS, alimenti, cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa

Razionale del progetto

Le sostanze poli- e perfluoroalchiliche (PFAS) sono utilizzate in campo industriale fin dagli anni Cinquanta, grazie alle proprietà uniche del legame carbonio-fluoro, che le rende molto stabili, nonché impermeabili all’acqua e ai grassi. Esse sono quindi presenti in innumerevoli beni di consumo, nonché impiegate come coadiuvanti tecnologici nella produzione di polimeri quali il teflon. Per molti anni le molecole più utilizzate sono state quelle a otto atomi di carbonio note come PFOS (perfluoroottansulfonato) e PFOA (acido perfluoroottanoico). A causa della loro persistenza ambientale e alla possibilità di accumularsi negli organismi, negli ultimi vent’anni alcuni produttori hanno sostituito PFOA e PFOS con PFAS a catena più corta in quanto meno bioaccumulabili, ma dalla tossicità controversa. Poiché per la popolazione le principali fonti di esposizione ai PFAS sono acqua e alimenti contaminati, già nel 2010, con la Raccomandazione n.161, l’Unione europea sollecitava gli Stati membri a realizzare programmi di monitoraggio dei PFAS negli alimenti. A fine 2018, l’EFSA pubblicava un Parere Scientifico su PFOS e PFOA in cui sottolineava la carenza di metodi analitici con adeguata sensibilità, ravvisando l’esigenza di migliorare le prestazioni dei laboratori. Proprio del mese di settembre 2020 è la pubblicazione di un secondo parere l’EFSA che valuta il rischio connesso alla presenza negli alimenti delle quattro molecole perfluoroalchiliche più comuni, ovvero PFOS, PFOA, PFNA (acido perfluorononanoico) e PFHxS (acido perfluoroesano sulfonico). Va sottolineato che in questa “Opinion” l’Agenzia europea ha effettuato una valutazione connessa alla co-presenza delle quattro sostanze di cui sopra. La dose tollerabile settimanale per la loro somma è stata fissata a 4.4 ng/kg di peso corporeo, diminuendo, quindi, notevolmente le soglie precedentemente fissate per i soli PFOS e PFOA: 13 e 6 ng/kg di peso corporeo, rispettivamente. Pertanto, anche alla luce di questo recente documento, risulta estremamente importante disporre di protocolli analitici validati in grado di raggiungere limiti di quantificazione di almeno 0.1 μg/kg per gli alimenti di interesse e definire un gruppo di molecole omogeneo che includa i PFAS più rilevanti per una corretta stima dei livelli di contaminazione negli alimenti.