IZS UM 05/22 RC
PESTE SUINA AFRICANA: RUOLO DEI FATTORI AMBIENTALI NELLA TRASMISSIONE DIRETTA E INDIRETTA DELLA MALATTIA
Responsabile scientifico: Maria Serena Beato
Area tematica: Sanità Animale
Parole chiave: Peste Suina Africana, resistenza, persistenza.
Razionale del progetto
Il virus della Peste Suina Africana (PSA) è trasmesso per contatto diretto e indiretto con animali infetti, ingestione di prodotti di origine animale e vegetale, contatto con superfici e fomites contaminati che costituiscono carrier meccanici. Nell’attuale scenario epidemiologico in cui la malattia circola nella popolazione selvatica (cinghiali) e domestica in Italia e in diversi Paesi Europei, carcasse di cinghiali rinvenuti in ambienti boschivi e/o rurali positivi, possono diventare reservoir del virus a lungo termine, in quanto non tempestivamente identificati. In tal modo le carcasse di cinghiale possono rivestire un ruolo nella permanenza del virus a livello ambientale e anche nella contaminazione secondaria dell’ambiente circostante costituito da materiale di origine vegetale quale colture agricole e/o vegetazione presente. Nel settore dell’allevamento del suino domestico la contaminazione ambientale durante un focolaio è un aspetto critico al fine di limitare la diffusione della malattia. La capacità della malattia di persistere e diffondere è pertanto funzione della resistenza del virus a fattori ambientali di natura fisica e chimica. I dati sulla resistenza a condizioni ambientali ovvero temperatura e pH del virus della PSA nell’ultimo decennio sono sicuramente incrementati a seguito dell’evoluzione della situazione epidemiologica a livello globale. L’alta letalità e morbidità della malattia e l’assenza di presidi immunizzanti sicuri ed efficaci ha direzionato le attività di ricerca nel settore della vaccinologia. Lo studio sulla resistenza del virus è rimasto un aspetto marginale con un incremento di studi disponibili nell’ultimo decennio. In particolare, la resistenza del virus associato a tessuti, fluidi ed escreti biologici di origine suina e associato a alimenti/mangimi per suini è stata più recentemente indagata generando dati non esaustivi e applicando protocolli sperimentali difficilmente confrontabili.
I dati disponibili sono talvolta in contraddizione con il consenso generale sulla particolare resistenza del virus. In merito ai dati di resistenza del virus presente su superfici e/o materiali porosi (materiale vegetale) e non (plastica e metalli), che possono costituire l’ambiente in cui sono presenti animali domestici e selvatici infetti, i dati sono ancora più limitati e discordanti. La resistenza del virus della PSA a fattori ambientali risulta scarsamente studiata, generando dati insufficienti per comprendere il ruolo degli stessi nella persistenza e trasmissione della PSA e a supportare decisioni per la gestione della malattia. La pertinenza strategica della proposta risiede nella produzione di dati di baseline necessari per comprendere la diffusione dei focolai e per la loro mitigazione nella attuale situazione epidemiologica.
Gli obiettivi a breve termine del progetto sono i seguenti: Valutare la resistenza del virus della PSA a fattori ambientali (temperatura e pH) in funzione del tempo: 1) in coltura cellulare 2) in tessuti, fluidi ed escreti infetti; 3) in superfici/materiali porosi e non porosi di origine vegetale e non, che possono costituire l’ambiente circostante in cui un animale domestico o selvatico infetto può essere rinvenuto. Gli obiettivi a lungo termine sono: la produzione e standardizzazione di modelli sperimentali replicabili per lo studio della resistenza del virus della PSA.