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 09-lug-25

Congresso MASSA 2025

Congresso MASSA 2025

Il Direttore Generale, Dr. Vincenzo Caputo, ha il piacere di comunicare che l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche ha partecipato al congresso MASSA 2025, organizzato dalla Divisione di Spettrometria di Massa della Società Chimica Italiana.
Questo congresso biennale coinvolge Istituzioni accademiche, Istituti di ricerca e controllo e imprese private ed è incentrato sulle applicazioni della spettrometria di massa in diversi campi.
La conferenza è stata un'ottima opportunità di incontro promuovendo il networking, il dibattito e la cooperazione tra ricercatori provenienti da istituzioni pubbliche e private, accademiche e non.
Hanno partecipato all’edizione 2025 del Congresso, tenutasi a Taranto dal 16 al 18 giugno 2025, il Laboratorio Residui di Farmaci ed Anabolizzanti ed il Centro Specialistico Sviluppo Metodi Analitici.

Il Laboratorio Residui di Farmaci ed Anabolizzanti ha presentato un lavoro nato dallo sviluppo e dalla validazione di un metodo di screening qualitativo per l'analisi di 17 coccidiostatici nelle uova e nel muscolo animale mediante Cromatografia Liquida UltraPerformance interfacciata alla spettrometria di massa tandem (UPLC-MS/MS) nel rispetto dei criteri stabiliti dal Regolamento (UE) 808/2021. 

I coccidiostatici sono sostanze chimiche ottenute per sintesi o prodotte da microrganismi in grado di inibire o distruggere i protozoi responsabili della malattia parassitaria della coccidiosi: essa è responsabile delle maggiori perdite economiche dell'industria zootecnica.
I coccidiostatici vengono classificati come additivi destinati all'alimentazione animale e appartengono, come stabilito dal Regolamento (UE) 2022/1644, alla Categoria B, ossia alle sostanze farmacologicamente attive autorizzate per l’uso negli animali destinati alla produzione di alimenti, e presentano Limiti Massimi Residui (LMR) negli alimenti di origine animale.
Lo sviluppo del metodo analitico, descritto durante l’oral presentation della Dott.ssa Veronica Pieragostini, nasce dall’esigenza del Laboratorio Residui di Farmaci ed Anabolizzanti di rispondere alla richiesta dei Laboratori di Riferimento Europei (EURLs) di migliorare le performance analitiche dei metodi utilizzati e di introdurre nuove molecole per la determinazione di farmaci veterinari autorizzati e non autorizzati.

In questo contesto, il Laboratorio Residui di Farmaci e Anabolizzanti, in breve tempo, è riuscito a sviluppare, validare ed accreditare un nuovo metodo in UPLC-MS/MS in grado di determinare diciassette coccidiostatici nelle uova e nel muscolo di diverse specie animali a concentrazioni inferiori ai limiti richiesti, consentendo di eseguire analisi di routine nel quadro dei controlli ufficiali Nazionali ed Europei.

Il Centro Specialistico Sviluppo Metodi Analitici ha contribuito con tre lavori: la Dott.ssa Roberta Galarini ha tenuto una comunicazione orale, mentre le Dott.sse Carolina Barola e Laura Murru hanno presentato due poster.

La Dott.ssa Roberta Galarini, nella suo intervento dal titolo “Automated Processing of Validation Data Using ADVeRSE: A Tool for Analytical Chemists”, ha illustrato la filosofia e il funzionamento di ADVeRSE (Analytical methoDs Validation Results Speedy Elaboration), un software sviluppato in ambiente R, linguaggio di programmazione open source specificamente progettato per l’analisi statistica dei dati. Il pacchetto è stato costruito in collaborazione con il prof. Luca Scrucca, ordinario di Statistica presso l’Università degli Studi di Bologna.

ADVeRSE nasce per supportare i chimici analitici nell’elaborazione dei dati di validazione e nella stima delle caratteristiche di prestazione di un metodo da utilizzarsi nel controllo ufficiale. L’inserimento dei dati è effettuato mediante un file predefinito in formato Microsoft Excel®, strutturato in quattordici fogli di lavoro che permettono di gestire un numero illimitato di analiti. Il Fascicolo di Validazione viene, quindi, automaticamente generato in pochi secondi e consta di sei sezioni: Studi di linearità, Risultati della validazione, Precisione e accuratezza (recupero), CCα, LOD e LOQ, Incertezza di misura e Esperimenti di robustezza. Il pacchetto consente una drastica riduzione dei tempi di elaborazione, minimizzando altresì gli errori di calcolo che possono verificarsi quando si devono gestire centinaia o anche migliaia di dati.

La Dott.ssa Carolina Barola, nel poster “Tracking of New and Old PFAS in Terrestrial Wildlife by LC-HRMS: Occurrence in Sus Scrofa Liver Samples Collected from the Umbria Region (Central Italy)” ha riportato i risultati di un’indagine sulla presenza di PFAS (sostanze per- e poli-fluoroalchiliche) condotta su fegati di cinghiale, animali che notoriamente sono in grado di accumulare questi contaminanti molto persistenti.

Sono stati analizzati 73 campioni di fegato provenienti dall’Umbria, abbattuti nel corso delle stagioni venatorie 2021–2023. La determinazione è avvenuta mediante la tecnica della cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa ad alta risoluzione (LC-HRMS). L’analisi ha consentito di quantificare 23 composti perfluoroalchilici inclusi nella Raccomandazione della Commissione (UE) 2022/1431, oltre a 19 PFAS emergenti non regolamentati, appartenenti alle classi dei cloro-perfluoropolieteri carbossilici (ClPFPECAs) e dei perfluoropolieteri dicarbossilici (PFPEdCAs). Non si sono evidenziate differenze statisticamente significative nelle concentrazioni in relazione all’area di provenienza, al sesso o al peso degli animali. La somma dei 19 PFAS tradizionali ha mostrato valori medi e mediani pari rispettivamente a 69 µg/kg e 58 µg/kg (peso fresco), con il PFOS (acido perfluorottansolfonico) come composto predominante. Alcuni ClPFPECAs e PFPEdCAs sono stati rilevati con una frequenza elevata (>80%), sebbene a concentrazioni stimate inferiori a 0.5 µg/kg. Nel complesso, questi dati confermano il ruolo del cinghiale come efficace bioindicatore della contaminazione da PFAS e ne evidenziano il potenziale come sentinella precoce per l’identificazione di molecole emergenti appartenenti a questa classe.

La Dott.ssa Laura Murru, nel poster dal titolo “Determination of Legacy and Emerging PFAS in Marine Fish and Crustaceans from Italian Coastal Waters Using LC-MS/MS”, ha illustrato i dati preliminari del progetto CAP-Fish 2023–2026, finanziato dal Ministero della Salute (PNRR–PNC Project "Impatto dei contaminanti ambientali tossici e persistenti di interesse prioritario nei prodotti ittici del Mar Mediterraneo. Scenari di esposizione alimentare ed effetti sulla salute umana. CAP-fish”. Investimento E.1 “Salute - Ambiente - Biodiversità - Clima” Piano Nazionale Investimenti Complementari al PNRR funded by the Italian Ministry of Health - CUP D55I22000600001).

Il progetto prevede il prelievo di dieci diverse specie marine, per un totale di 1360 esemplari, in cui oltre ad altri contaminanti si sono determinati una serie di PFAS sempre mediante tecnica LC-HRMS. I risultati ottenuti per i primi 80 campioni, appartenenti a quattro specie di largo consumo (nasello, triglia, sardina e gambero rosa), indicano che i composti rilevati con maggiore frequenza (>50%) sono gli acidi carbossilici a catena lunga (da C8 a C14) e il PFOS (acido perfluorottansolfonico), mentre gli acidi carbossilici a catena medio-corta (da C4 a C7) non sono stati mai trovati. Il gambero rosa ha mostrato i livelli significativamente più elevati per la maggior parte dei composti; solo per il PFOSA (perfluoroottano solfonammide) le concentrazioni maggiori sono state riscontrate nella sardina. Questi dati preliminari suggeriscono che le caratteristiche biologiche e comportamentali delle specie ne influenzano i meccanismi di accumulo dei PFAS, con particolare rilevanza per gli organismi bentonici. Il Progetto CAP-fish costituisce il più ampio programma di monitoraggio italiano per la presenza di PFAS in specie marine. L’obiettivo è fornire un quadro complessivo e aggiornato della contaminazione nei prodotti ittici lungo l’intera fascia costiera nazionale. L’elaborazione dei dati consentirà una valutazione approfondita dell’esposizione umana e dell’impatto ambientale, al fine di orientare le strategie di gestione del rischio specifiche per il contesto italiano.

 

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