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Rabbia

INFORMAZIONI GENERALI

La rabbia è una grave malattia zoonosica che può diffondersi alle persone e agli animali. È causata da un virus a RNA non segmentato a filamento negativo appartenente all'ordine Mononegavirales, alla famiglia Rhabdoviridae e al genere Lyssavirus. È probabilmente la malattia più antica di cui si ha notizia; la parola “rabbia” deriva dal sanscrito “rabbahs” che vuol dire “fare violenza”. Può essere trasmessa attraverso il contatto diretto con saliva o tessuto cerebrale/nervoso di un animale infetto (ferite, abrasioni della pelle, mucose degli occhi, del naso o della bocca). Generalmente viene trasmessa a persone e animali domestici attraverso morsi o graffi mentre altri tipi di contatto come sangue, feci e urine di animali infetti non costituiscono rischio di infezione. Al contrario, l'inalazione del virus potrebbe rappresentare una potenziale, seppur rara, via di esposizione. Altri rari casi di infezione nell'uomo sono stati segnalati nel Sud Est Asiatico per via alimentare. Alcune condizioni ambientali possono influenzare la vitalità del virus; ne è un esempio la sua inattivazione in materiale secco o esposto alla luce solare.

ASPETTI EPIDEMIOLOGICI

La rabbia è diffusa in tutto il mondo tranne in Antartide. Si stima che causi 59000 decessi umani ogni anno in oltre 150 paesi, con il 95% dei casi che si verificano in Africa e Asia.

L’Italia è attualmente indenne da rabbia. Solo nell’ottobre del 2008 la rabbia silvestre è ricomparsa in alcuni comuni del nordest della regione Friuli Venezia Giulia, casi strettamente correlati con la situazione epidemiologica della rabbia silvestre nella vicina Slovenia e in Croazia. Con questa epidemia sono state effettuate numerose campagne di vaccinazione orale delle volpi che hanno permesso l’eradicazione della malattia dal territorio.

In Italia il Centro di Referenza nazionale per la rabbia è stato istituito presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, con il decreto 8 maggio 2002 del Ministero della Salute. L’IZSVe si è occupato della problematica della rabbia dal 1977, da quando è stato attivato il programma di sorveglianza per la rabbia silvestre dell’OMS.

The Surveillance Atlas Infectious Diseases è uno strumento interattivoche fornisce dati aggiornati sulle zoonosi e ne consente la manipolazione per la creazione di grafici e tabelle.

TRASMISSIONE

Tutti gli animali a sangue caldo sono recettivi e possono trasmettere la malattia; fanno eccezione l’uomo e gli erbivori che rappresentano un fondo cieco epidemiologico. A seconda di quali siano gli animali serbatoio possiamo distinguere: la rabbia urbana (presente nei carnivori domestici), la rabbia silvestre (presente nei carnivori selvatici) e rabbia dei chirotteri (presente nei pipistrelli). I maggiori reservoirs sono cani, gatti, lupi, volpi, puzzole, procioni e pipistrelli.

MANIFESTAZIONI CLINICHE

MANIFESTAZIONI CLINICHE NELL’UOMO

Nell’uomo la sintomatologia riconducibile ad una infezione da Lyssavirus è quella che comprende alterazioni neurologiche e comportamentali a decorso acuto. Altri segni non specifici possono includere: anoressia, letargia, disfagia, febbre, mal di testa, vomito, difficoltà urinarie, della defecazione o diarrea. Col proseguire del decorso clinico appaiono sintomi come delirio, allucinazioni e idrofobia fino all’insufficienza respiratoria, paralisi e morte. Il periodo acuto della malattia termina in genere dopo 2-10 giorni. Una volta che compaiono i segni clinici della rabbia la malattia è quasi sempre fatale e il trattamento è tipicamente di supporto.

MANIFESTAZIONI CLINICHE NEGLI ANIMALI

Negli animali i sintomi clinici della rabbia sono evidenti solo quando il virus ha raggiunto il sistema nervoso centrale e consistono inizialmente in modificazioni del comportamento e successivo sviluppo di sintomatologia neurologica. Nel primo caso alcuni comportamenti riconducibili alla malattia potrebbero essere aggressività, alterazione della fonazione, tendenza a mordere o sbavare più del normale. Contrariamente all’opinione comune, non sempre la rabbia si manifesta con comportamenti aggressivi: al contrario alcuni animali selvatici potrebbero muoversi lentamente, essere disorientati e più facilmente avvicinabili. Per questo motivo è sempre consigliabile evitare contatti con animali selvatici o randagi e che presentino comportamenti anomali. Nella fase successiva la malattia può manifestarsi in due diverse forme a decorso acuto:

  • una forma furiosa, nel 75% dei casi, il cui epilogo è la paralisi della muscolatura fino al coma e alla morte;
  • una forma paralitica, che rappresenta il 25% dei casi, nella quale compare la paralisi progressiva senza manifestazioni di aggressività.

TASSONOMIA

Appartengono a questo genere 16 specie virali di cui quattro, European bat 1 lyssavirus (EBLV-1), European bat 2 lyssavirus (EBLV-2), Bokeloh bat lyssavirus (BBLV) e Lleida bat lyssavirus (LLEBV), circolanti in Europa. Questi ultimi sono associati ad ospiti specifici come: serotino comune e serotino meridionale (Eptesicus serotinus ed E. isabellinus) per EBLV-1, vespertilio d’acqua e vespertilio dasicneme (Myotis daubentonii and M. dasycneme) per EBLV-2, vespertilio di Natterer (M. nattereri) per BBLV e miniottero comune (Miniopterus schreibersii) per LLEBV. (Banyard et al., 2014).

PATOGENESI E MECCANISMO DI INFEZIONE

Il periodo di incubazione della malattia può variare da una settimana ad un anno sebbene generalmente sia di 2-3 mesi. La ragione per cui ci sono così tante variazioni nel tempo tra l’esposizione e l’insorgenza della malattia è che entrano in gioco molti fattori, tra cui il sito dell’esposizione, il tipo di virus della rabbia e l’immunità nell’animale o nella persona esposta. Durante questo periodo il virus si replica nelle cellule muscolari per poi essere adsorbito sulle terminazioni nervose periferiche e migrare verso il sistema nervoso centrale. Una volta raggiunto il midollo spinale e l’encefalo il virus si replica abbondantemente causando danni gravissimi e irreversibili. Dal sistema nervoso centrale il virus migra verso altri distretti dell’organismo colonizzando l’apparato respiratorio, urogenitale, gastrointestinale e soprattutto le ghiandole salivari. In particolare nel cane la saliva è infetta da 3 a 7 giorni prima della comparsa delle alterazioni comportamentali, per cui al momento del morso la trasmissione del virus è praticamente certa.

TERAPIA

L’esecuzione di idonei test di laboratorio rappresenta l’unico modo per avere una diagnosi certa e rapida di rabbia per l’uomo e/o animale, essenziale per una tempestiva somministrazione della profilassi post-esposizione.

Negli animali, in seguito a sospetto clinico, la rabbia viene diagnosticata solo post-mortem con il test anticorpale di immunofluorescenza diretta (IFD) mentre negli esseri umani sono necessari ulteriori test: immunoistochimica, esame ultrastruttura al microscopio elettronico, diagnosi molecolare.

Sia per l’uomo che per gli animali non esiste una cura per la rabbia. La prevenzione rappresenta l’unica regola per evitare l’insorgere della malattia. Nell’uomo si basa sulla vaccinazione pre-esposizione per chi svolge attività professionale (come veterinari, allevatori di animali e personale di laboratorio) e sul trattamento antirabbico post-esposizione. Per gli animali domestici, la vaccinazione preventiva è facoltativa, mentre è assolutamente obbligatoria nei comuni a rischio di rabbia silvestre, cioè nei casi in cui la malattia è circolante nella popolazione animale selvatica.