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Trichinellosi

INFORMAZIONI GENERALI

La Trichinella è un parassita nematode (verme cilindrico), presente nel tessuto muscolare di animali vertebrati e responsabile della trichinosi.

Questa patologia è una zoonosi causata dall’ingestione di carne cruda o poco cotta derivante da animali infestati, generalmente asintomatica negli animali, che può arrivare ad essere mortale nell’uomo se non trattata tempestivamente. La gamma di ospiti suscettibili alla Trichinella comprende un elevato numero di specie animali: mammiferi, uccelli e rettili, soprattutto quelli carnivori e onnivori (maiale, volpe, cinghiale, cane, gatto, uomo).

La trichinosi rientra tra le malattie infettive con obbligo immediato di notifica. Oltre ad essere un pericolo per la salute pubblica, rappresenta anche un problema economico nella produzione di animali suini e nella sicurezza alimentare.
Nei paesi dell’Unione Europea la prevalenza dell’infezione nell’uomo si è fortemente ridotta nel tempo grazie all’incremento dei controlli veterinari e all’educazione dei cacciatori e consumatori. In Italia nell’ultimo decennio la principale fonte di infezione è rappresentata dalle carni e loro derivati di cinghiali provenienti dall’attività venatoria e non sottoposti al controllo veterinario.

 

ASPETTI EPIDEMIOLOGICI

In Europa e nel mondo

Nel 2020, il numero di casi confermati di Trichinellosi umana nell’Unione Europea è stato di 117, corrispondente a un tasso di notifica nell'UE di 0,03 ogni 100.000 abitanti, senza incremento o diminuzione significativa dal 2016. I casi di trichinellosi umana sono correlati al consumo di carne e prodotti derivati di suini e cinghiali allevati allo stato brado o di cinghiali cacciati. Generalmente la malattia ha un carattere epidemico in quanto più soggetti consumano le carni infette mentre i casi singoli sono rari.

Nel settore degli animali domestici nel 2020, non sono state segnalate infezioni da Trichinella nell’Unione Europea  nei suini da ingrasso testati (55 milioni) o nei suini da riproduzione (0,9 milioni) tenuti in condizioni di stabulazione controllata, confermando che le condizioni di allevamento sono un fattore chiave per prevenire l’infezione da questa zoonosi. Nei suini non tenuti sotto stabulazione controllata, lo 0,0001% (179 su 139 milioni) era positivo alla Trichinella. Quasi la metà dei suini positivi provenivano dalla Romania (91), seguita da Bulgaria (60), Grecia (11), Croazia (9), Francia (3), Spagna (3) e Italia (2). Nei solipedi domestici non è stata rilevata alcuna infezione da Trichinella dal 2016.

Dal 2016 al 2020 nei paesi dell’Unione Europea, la prevalenza di Trichinella si è fortemente ridotta nei cinghiali (di tre volte) e nella volpe (di due volte). Tuttavia permangono aree ad alta endemia soprattutto nei paesi dell’Europa dell’Est e in Spagna.

Le infezioni umane si stanno fortemente riducendo non solo a livello dell’Unione Europea ma anche negli Stati Uniti e in Canada. Tuttavia permangono alcune zone ad alta endemia per il consumo di carne suina non controllata, come ad esempio in Argentina. Nei paesi industrializzati sono invece in aumento le infezioni umane causate dal consumo di carni provenienti dall’attività venatoria, spesso illegale e non controllata dai servizi veterinari.

In Italia

Dagli anni cinquanta fino al 2018, sono state documentate in Italia 1.525 infezioni da Trichinella nell’uomo verificatisi nel corso di 36 epidemie e circa 60 casi singoli per lo più causati da carni infette consumate all’estero con conseguente sviluppo della malattia in Italia. Non sono stati documentati decessi.

Nello stesso periodo, sono risultati positivi a Trichinella 33 suini allevati allo stato brado o in piccoli allevamenti familiari, 90 cinghiali oggetto di attività venatoria, 6 cinghiali provenienti da un allevamento (Friuli), 8 cavalli importati dall’Europa dell’Est e da oltre 200 carnivori selvatici (specialmente volpi e lupi).

La specie di Trichinella più frequentemente riscontrata in Italia è T. britovi, che ha nei carnivori selvatici il suo principale serbatoio con prevalenze generalmente inferiori al 0,5%. Nella popolazione dei cinghiali, la prevalenza è inferiore allo 0,1%.

Invece, T. spiralis è stata rilevata solo dal 2016 al 2018 in tre volpi provenienti da una stessa località della provincia di Piacenza, il che fa supporre l’esistenza di un focolaio, forse causato dall’abbandono in ambiente di carni di cinghiale o di suino provenienti dall’Europa dell’est. Infatti questa specie è stata reperita nella maggior parte degli animali infetti importati dall’estero.

Con l’incremento dei controlli veterinari dal 2010 è aumentato il numero di segnalazioni di T. pseudospiralis che, tra il 2010 e il 2014, è stata documentata in 6 cinghiali di allevamento in Friuli V.G., in due cinghiali oggetto di attività venatoria in Emilia Romagna e Toscana e in una volpe della Toscana.

L’aumento del numero di suini allevati in condizione di stabulazione controllata secondo i requisiti della legislazione europea 2015/1375 e la forte riduzione dell’allevamento suinicolo brado o dei piccoli allevamenti a carattere familiare, fanno prevedere la riduzione del rischio di acquisire la trichinellosi a seguito del consumo di carni suine. Al contrario, l’aumento della numerosità di cinghiali e della caccia di frodo, costituisce un rischio per il verificarsi di epidemie umane.

The Surveillance Atlas Infectious Diseases è uno strumento interattivoche fornisce dati aggiornati sulle zoonosi e ne consente la manipolazione per la creazione di grafici e tabelle.

TRASMISSIONE

La trasmissione all'uomo avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta infestata dal parassita.
Il periodo di incubazione è generalmente di circa 8-15 giorni, ma può variare da 5 a 45 giorni a seconda del numero di parassiti ingeriti.

Il più comune agente eziologico del ciclo domestico è T. spiralis che è ben adattata al suino e nel quale ha un tasso riproduttivo molto elevato senza indurre la malattia clinica.

Questo ciclo si perpetua a livello domestico qualora un animale (soprattutto suino e cavallo) ingerisca residui di carne di una specie selvatica contaminata, inclusi piccoli mammiferi a vita libera. Tale evenienza può verificarsi per scorrette pratiche di allevamento diffuse in passato, secondo le quali  i suini venivano alimentati con avanzi della macellazione o rifiuti alimentari contenenti carne suina.
Anche gli atteggiamenti di cannibalismo possono contribuire al mantenimento del parassita.
In ambito selvatico predazione, cannibalismo e necrofagia permettono la trasmissione del parassita e quindi il suo mantenimento nell’ambiente.

MANIFESTAZIONI CLINICHE

I primi sintomi riferibili alla fase intestinale dell’infezione e al rilascio delle larve nell’intestino, possono essere aspecifici: nausea, vomito, dolori addominali e diarrea (presente nel 40% dei casi). Successivamente dopo circa 5-7 giorni possono seguire sintomi di gravità maggiore come: febbre, anoressia, dolori addominali, dolore toracico e dispnea, rush cutanei, edema palpebrale, fotofobia e mialgia. Questi sintomi sono correlati alla migrazione delle larve attraverso il torrente circolatorio. Con l’inizio della fase di incistamento larvale a livello muscolare dopo circa una settimana si ha la comparsa di febbre, dolore muscolare intenso e dispnea.

Il ritardo terapeutico può indurre a complicazioni cardiocircolatorie, respiratorie e/o neurologiche come conseguenza dell’incistamento in organi vitali (cuore, reni, fegato o cervello).

PATOGENESI E MECCANISMO DI INFEZIONE

Il ciclo vitale di Trichinella spp. nell’ospite parassitato è caratterizzato da due fasi: una gastroenterica ed una muscolare.

Dopo l’ingestione di carne infestata, le larve di Trichinella vengono liberate dall’azione dei succhi gastrici per poi raggiungere l’intestino tenue dove si sviluppano nello stadio adulto entro le 48 ore. Le femmine adulte, dopo l’accoppiamento, depositano nuove larve nella mucosa intestinale, che attraverso il circolo sanguigno e linfatico migrano nella muscolatura striata dove penetrano attivamente nelle cellule muscolari dando luogo alla formazione di cisti.

Il ciclo si completa in 7 settimane dopodiché le larve, capaci di rimanere vitali anche per alcuni anni, risultano infestanti per un altro ospite. Il ciclo riprende quando le larve incistate nella carne vengono ingerite da un altro animale carnivoro o dall’uomo.

 

TASSONOMIA

Attualmente sono riconosciute undici specie e tre genotipi di Trichinella, di cui la maggior parte sono state riscontrate nell’uomo e le restanti sono considerate potenzialmente patogene (Tabella 1).
In Europa sono presenti quattro specie:

  • T. spiralis
  • T. nativa
  • T. britovi
  • T. pseudospiralis
Tabella 1. Specie di Trichinella, distribuzione e principali ospiti.

Specie

Distribuzione

Principali ospiti

Presente in Italia

T. spiralis

Cosmopolita

Suini domestici e selvatici

Molto rara

T. nativa

Zone artiche e subartiche dell’Asia, Europa e Nord America

Carnivori selvatici

no

T. britovi

Europa centro-meridionale, Asia occidentale, Africa settentrionale e centrale

Carnivori selvatici, raramente suini

T. pseudospiralis

Cosmopolita

Mammiferi e uccelli carnivori e onnivori

Molto rara

T. murrelli

Stati Uniti e Canada

Carnivori selvatici

no

T. nelsoni

Africa orientale sub-Sahariana

Carnivori selvatici, raramente suini

no

T. papuae

Sud-est Asiatico Australia

Coccodrilli e tartarughe d’acqua dolce

no

T. zimbabwensis

Africa sub-Sahariana

Coccodrilli, varani e mammiferi carnivori

no

T. patagoniensis

America meridionale

Carnivori selvatici(felidi)

no

Trichinella T6

Zone artiche dell’America settentrionale

Carnivori selvatici

no

Trichinella T8

Africa australe occidentale

Carnivori selvatici

no

Trichinella T9

Giappone

Carnivori selvatici

no

La specie più patogena per l’uomo è T. spiralis. Questa specie è anche quella meglio adattata ai suini domestici e selvatici e quindi più facilmente riscontrata nell’uomo.

TERAPIA

L’OMS raccomanda il trattamento con un antielmintico associato ad un antiinfiammatorio da iniziare al più presto dopo la diagnosi.
Come antielmintici si usano i benzimidazolici, efficaci verso le larve in via di sviluppo ad adulti nell’intestino e verso le larve “newborn” in circolo o penetrate da poco nella cellula muscolare, oppure il pirantel nei bambini e donne in gravidanza che però non viene assorbito, pertanto la sua azione si esplica solo sugli stadi intestinali.

Come antiinfiammatorio si usano i corticosteroidi con le dovute precauzioni.

DIAGNOSI

Nell’uomo la diagnosi clinica precoce è piuttosto difficile perché mancano segni o sintomi patognomonici. Il sospetto diagnostico può essere suggerito dalla presenza di marcata eosinofilia, leucocitosi, aumento degli enzimi muscolari (Cpk) anche se la conferma avviene solo attraverso esami sierologici specifici, o eseguendo una biopsia muscolare per l’evidenziazione microscopica delle larve di Trichinella spp.

RACCOMANDAZIONI

  • L’attuale legislazione dell’Unione Europea (UE 2015/1375) prevede il controllo sistematico di tutti gli animali suscettibili a Trichinella (sia domestici che selvatici) che raggiungono il mercato. E’ importante estendere questo controllo a tutti i suini allevati in allevamenti familiari, destinati al consumo individuale.
  • Evitare il consumo di carne crude o poco cotte di suino, di equino o di cinghiale non sottoposte al controllo veterinario. La cottura delle carni a 65°C devitalizza il parassita, ma è importante che questa temperatura sia raggiunta nel cuore del prodotto.
  • Se non è noto se la carne è stata sottoposta a esame trichinoscopico, è bene congelarla per almeno 1 mese a -15°C
  • Per prevenire l’infezione negli animali da reddito, impedire che mangino la carne cruda di animali, anche ratti, che potrebbero essere infestati dal parassita
  • Per ridurre la trasmissione del parassita nella fauna selvatica, i cacciatori devono evitare di abbandonare sul terreno di caccia le carcasse e/o i visceri degli animali selvatici cacciati

 

NORMATIVA

  • European Commission. 2015. Commission implementing regulation 2015/1375 of 10 August 2015 laying down specific rules on official controls for Trichinella in meat. Official Journal of the European Commission Legislation
  • UNI EN ISO 18743 Ricerca di larve di Trichinella nella carne con metodo di digestione artificiale
  • Guidelines for the identification and development of sampling methods and design of suitable protocols for monitoring of Trichinella infection in indicator species” deI Laboratorio di Riferimento Comunitario per la Trichinella, pubblicato sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità anno 2008 volume 44.
  • Direttiva 99/2003 del 17 novembre 2003

SITOGRAFIA

Ministero della salute

Rapporto One-Health sulle zoonosi nel 2020 nell'Unione europea

Centers for Disease Control and Prevention

TRICHINELLA.ORG

Epidemiology, Diagnosis, Treatment, and Control of Trichinellosis

Biology and genome of Trichinella spiralis

 

BIBLOGRAFIA

  • EFSA Journal - 2021 - The European Union One Health 2020 Zoonoses Report
  • Parassitologia veterinaria - G.M.Urquhart  
  • Parasitic Zoonoses - B.B.Singh Dhaliwal and Prayag Dutt Juyal