Asciutta selettiva nella vacca da latte
Il 28 gennaio 2022 diviene esecutivo il nuovo Regolamento (UE) 2019/6 del Parlamento Europeo sui medicinali veterinari, con l’intento di promuovere un uso più consapevole degli antibiotici, il contrasto all’antimicrobico resistenza, il rafforzamento del mercato interno e una maggiore disponibilità di medicinali veterinari, garantendo al tempo stesso il massimo livello di protezione della salute pubblica, della sanità animale e dell’ambiente. Fra le varie novità introdotte, il Regolamento sancisce il divieto di utilizzo di antibiotici a scopo profilattico e/o metafilattico su gruppi di animali; tale utilizzo è consentito solo in circostanze eccezionali (rischio di diffusione di malattie infettive), che devono essere comunque debitamente dimostrate dal veterinario.
Specialmente quest’ultimo aspetto si traduce in uno stravolgimento radicale nella gestione dei trattamenti finalizzati alla tutela della salute della mammella nella bovina da latte, perché sancisce, de facto, il divieto di trattare sistematicamente con antibiotico tutte bovine in asciutta (BDCT), rendendo cogente l’adozione di una terapia di tipo selettivo e mirato (SDCT). Il regolamento, in altre parole, abolisce l’impiego preventivo dell’antibiotico in asciutta e limita tale possibilità solo ai casi di documentata necessità.
Negli ultimi 30 anni il ricorso al trattamento antibiotico praticato in maniera sistematica a tutte le bovine nel periodo dell’asciutta veniva considerato un dogma quasi imprescindibile per la zootecnia da latte; rappresentava infatti uno strumento sanitario di comprovata efficacia per la cura delle vacche con infezioni mammarie a fine lattazione, per la prevenzione delle nuove infezioni durante e, in ultima analisi, per il controllo delle cellule somatiche. L’efficacia di questo strumento era tale da consentire all’allevatore di porre scarsa attenzione sulla corretta gestione dei numerosi fattori di rischio che sono alla base dello sviluppo delle mastiti (routine di mungitura, verifica del corretto funzionamento dell’impianto, igiene ambientale, etc.). L’entrata in vigore del nuovo Regolamento e la conseguente limitazione nell’utilizzo del farmaco, obbliga pertanto allevatori e veterinari ad intraprendere un nuovo percorso, basato sull’adozione di una serie di interventi di ordine gestionale e sanitario per tutelare la salute ed il benessere degli animali, per garantire la produttività e la redditività aziendale.
Come tutti gli stravolgimenti di pratiche consolidate in ambito zootecnico, il passaggio all’asciutta selettiva può produrre importanti ripercussioni sulla salute degli animali. Numerosi autori hanno analizzato quali possano essere le possibili ripercussioni: alcuni hanno evidenziato che l'implementazione dell’asciutta selettiva può ridurre con successo l'uso di antibiotici dal 21-60% senza compromettere la salute della vacca nella successiva lattazione (Zecconi et al 2020; Cameron et al.,2014; Kaberaet al., 2019; Roweet al., 2020), mentre altri hanno dimostrato un incremento nelle nuove infezioni mammarie e una riduzione della tasso di guarigione durante il periodo di asciutta (Halasa,Nielsen, et al 2009, Halasa,Osteras, et al 2009). Nonostante le conclusioni diametralmente opposte alle quali sono pervenute, entrambe le scuole di pensiero concordano sul fatto che l’elemento discriminante per definire il possibile impatto dell’asciutta selettiva è rappresentato dal livello di rischio aziendale; tanto maggiore è il grado di efficienza del management aziendale, tanto minori saranno le conseguenze derivanti dalla riduzione dell’impiego del farmaco sulla salute ed il benessere degli animali.
Valutazione del livello di rischio aziendale e criteri per la scelta degli animali da sottoporre a trattamento
Nel corso degli ultimi dieci anni sono stati condotti numerosi studi volti ad identificare i criteri per la definizione del livello di rischio aziendale al fine di modulare strategie per la messa in asciutta selettiva in grado di minimizzare le conseguenze derivanti dalla riduzione dell’utilizzo di antibiotici.
Allo stato attuale per la definizione del livello di rischio si considera necessaria la valutazione dei seguenti parametri:
- Valore della conta cellulare nel latte di massa
- Presenza/assenza di patogeni contagiosi (St.aureus/St. agalactiae)
- Percentuali di forme cliniche di mastite su base annua
Sulla scorta di questi parametri, è possibile classificare gli allevamenti in basso, medio ed alto rischio:
| Basso rischio | Medio rischio | Alto rischio | |
| Requisiti di allevamento | Assenza di St.aureus e St.agalactiae | Assenza di St.aureus e bassa prevalenza St.agalactiae (<5%) | Presenza di St.aureus e/o St.agalactiae |
| SCC latte di massa ≤ 200.000 cell/ml* | SCC latte di massa > 200.000 e ≤ 300.000 cell/ml* | SCC latte di massa > 300.000 cell/ml* | |
| Terapie ≤ 40% delle vacche in lattazione/anno | Terapie 40-80% delle vacche in lattazione/anno | Terapie > 80% delle vacche in lattazione/anno |
* Media geometrica degli ultimi 3 mesi
In merito ai tre parametri necessari per l’attribuzione del livello di rischio, è bene sottolineare che se la media geometrica cellulare è un dato facilmente reperibile, altrettanto non si può dire in merito allo status sanitario nei confronti dei germi contagiosi e/o la percentuale di terapie per mastite su base annua. L’esecuzione di accertamenti batteriologici e la corretta compilazione di un registro delle mastiti sono infatti prassi spesso trascurate dagli allevatori, ma sono più che mai indispensabili per poter formulare protocolli per l’asciutta selettiva. La definizione della classe di rischio aziendale condiziona i criteri per la selezione delle singole bovine da sottoporre a trattamento antibiotico: è evidente che all’aumentare del livello di rischio dovranno essere adottati criteri diversi e meno restrittivi, che garantiscano la possibilità di accesso al trattamento ad un numero maggiore di capi, questo naturalmente per ovviare alle critiche condizioni sanitarie delle aziende meno virtuose. I criteri per la scelta delle bovine meritevoli o meno di trattamento antibiotico sono basati sulla valutazione dello stato di salute della mammella, e prendono in considerazione i seguenti parametri:
- Numero delle cellule somatiche negli ultimi 3 controlli funzionali
- Diagnosi di mastite clinica nel corso della lattazione
- Esiti di accertamenti batteriologici alla messa in asciutta
In linea generale, è raccomandabile sottoporre a trattamento antibiotico tutte la bovine che abbiano almeno uno degli ultimi tre controlli funzionali > 200.000 cell/ml, oppure che abbiamo avuto una forma di mastite clinica nel corso della lattazione o che abbiano dato esito positivo ad un accertamento batteriologico 7/10 gg prima di essere asciugate. Nel caso in cui nessuno di questi tre requisiti venga rispettato, la mammella viene considerata sana ed i quarti mammari devono essere asciugati senza trattamento, utilizzando al limite un sigillante interno del capezzolo. Tuttavia, come specificato, il livello di rischio aziendale condiziona i criteri di scelta, perciò le aziende meno virtuose possono/devono adottare criteri differenti per la selezione degli animali. L’elemento discriminante è rappresentato dai valori cellulari: all’aumentare del livello di rischio aziendale si dovrebbe abbassare la soglia di interpretazione per la definizione di mammella sana/infetta, per garantire in via precauzionale l’accesso al trattamento antibiotico anche agli animali al di sotto delle 200.000 cell/ml. Nella Tabella sottostante vengono suggerite le soglie da adottare nella pratica quotidiana:
| Status allevamento | Basso rischio | Medio rischio | Alto rischio |
| Animali che possono essere sottoposti a terapia antibiotica in asciutta (almeno un requisito deve essere soddisfatto) |
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* Raccomandato, in particolare negli allevamenti con presenza di contagiosi (S. agalactiae e S. aureus), sulle bovine che non sarebbero da sottoporre a terapia in base ai criteri precedenti; da eseguire mediante prelievo sterile 7-15 giorni prima della messa in asciutta. In caso di infezioni da S. aureus, è raccomandato il monitoraggio periodico della resistenza agli antibiotici mediante test di sensibilità.
Sebbene i controlli funzionali rappresentino una fonte di dati di inestimabile valore per la gestione dell’asciutta selettiva, sarebbe un errore non considerare anche il ricorso all’esame colturale su secreto mammario uno strumento altrettanto necessario; l’isolamento dell’agente eziologico consente la predisposizione di piani di intervento mirati in azienda ed è necessario per raccogliere per analizzare gli spettri di sensibilità agli antibiotici, onde indirizzare in maniera appropriata la scelta delle molecole da utilizzare (uso prudente). L’approccio ideale dovrebbe comunque basarsi sull’impiego di entrambi gli strumenti, sia perché non sempre c’è una precisa correlazione fra la conta cellulare individuale e lo stato di infezione della mammella, sia perché l’isolamento di alcuni patogeni intrinsecamente resistenti (es: Prototheca zoopfi, Pseudomonas aeruginosa, Serratia marcescens etc.) rende vano l’impiego di qualunque molecola.
Lo schema di intervento proposto lascia comunque un ampi margini discrezionale al veterinario riguardo alle modalità di intervento. Esistono infatti una serie di circostanze, che possiamo definire border-line, in cui l’utilizzo dell’antibiotico, sebbene raccomandato, potrebbe non risultare completamente giustificato. Questo è il caso per esempio delle positività batteriologiche per “patogeni minori” (NAS – Not Aureus Staphylococcus), infezioni per le quali si hanno ottime percentuali di auto-guarigione in asciutta, specie se non accompagnate da rialzi cellulari oltre la soglia critica, piuttosto che casi di negatività batteriologiche caratterizzate da valori cellulari elevati. In queste circostanze specifiche la scelta deve essere attentamente valutata in funzione della classe di rischio aziendale, e deve essere adeguatamente motivata in seguito ad interrogazioni da parte dell’autorità competente. Di seguito vengono proposte delle modalità di intervento che tengono conto, in maniera congiunta, dei dati dei controlli funzionali, degli esiti degli accertamenti batteriologici e del livello di rischio aziendale.
| Esame Colturale | Valori cellulari ultimi 3 C.F. | Livello di rischio aziendale | Trattamento |
| Negativo | > 200.000 cell/ml | Basso rischio | valutare |
| Negativo | > 200.000 cell/ml | Medio e alto rischio | SI |
| Negativo | < 200.000 cell/ml | Basso, Medio ed Alto rischio | NO |
| Positivo per Patogeni maggiori* | > 200.000 cell/ml | Basso, Medio ed Alto rischio | SI |
| Positivo per Patogeni maggiori* | < 200.000 cell/ml | Basso, Medio ed Alto rischio | SI |
| Positivo per Patogeni minori** | > 200.000 cell/ml | Basso, Medio ed Alto rischio | SI |
| Positivo per Patogeni minori** | < 200.000 cell/ml | Basso rischio | NO |
| Positivo per Patogeni minori** | < 200.000 cell/ml | Medio e Alto rischio | valutare |
| Positivo per Patogeni multiresistenti agli antibiotici*** | Indifferente | Basso, Medio ed Alto rischio | Valutare la riforma del capo |
*S.aureus, S.agalactiae, Streptococchi ambientali (S.uberis, S.dysgalactie, etc.), Enterobatteri (E.coli, Klebsiella, Enterococcus spp.)
**Stafiloccocchi coagulasi negativi (NAS), Corybacterium spp., Pasteurella spp.
*** Pseudomonas aeruginosa,Serratia marcescens, Prototheca, isolati multiresistenti
Compatibilmente con il livello di rischio e in base alla propensione dell’allevatore, senza la quale è difficile introdurre innovazioni destinate a consolidarsi, andrà modulato il protocollo più adatto all’allevamento, in modo da iniziare con prudenza e gradualmente a ridurre il numero di trattamenti alla messa in asciutta, per progressivamente estendere la terapia selettiva il più possibile, senza comunque mettere a repentaglio la salute ed il benessere degli animali. Nonostante la terapia selettiva sia teoricamente possibile in tutti gli allevamenti, inclusi quelli ad alto rischio, si raccomanda in queste realtà di intraprendere dapprima un percorso che miri al miglioramento della gestione generale dell’allevamento e della sanità della mammella, eventualmente concordato con l’Autorità Competente, e solo in un secondo momento di concentrarsi su specifici protocolli per la riduzione dell’utilizzo del farmaco.
Il presente documento è stato redatto sulla base delle "Linee guida sull'uso prudente dell’antibiotico nell’allevamento del bovino da latte" che il Ministero della Salute ha messo a disposizione di Veterinari e Operatori.