IZSUM 01/23 RCS
PESTE SUINA AFRICANA E PRODOTTI DI SALUMERIA ITALIANI: VALUTAZIONE DELLA LORO SICUREZZA PER L’EXPORT - ACRONIMO: ASFREE M.E.A.T. - AFRICAN SWINE FEVER FREE M.E.A.T. (MEET EXPORT AGREEMENT ON TRADING)
Responsabile scientifico: Francesco Feliziani
Area tematica: Sicurezza Alimentare
Parole chiave: Peste Suina Africana, prodotti a base di carne, suino
Razionale del progetto
Ad oggi il patrimonio suinicolo italiano risulta composto da circa 8,3 milioni di capi, (fonte Sistema statistiche VETINFO), distribuiti in circa 106.000 allevamenti, oltre 200 macelli e 2000 aziende trasformatrici. Il settore suinicolo in Italia si poggia su una realtà di 30.000 lavoratori coinvolti. Il fatturato totale è di circa 9 miliardi di euro, e 2 miliardi derivanti dall’export. La produzione di prodotti Di Origine Protetta (DOP) e di Indicazione Geografica Tipica (IGP) del settore suinicolo italiano rappresenta il 22% della produzione DOP e IGP dei 27 Paesi dell’Unione Europea (UE 27). In particolare la produzione DOP del settore suinicolo rappresenta oltre il 50% della produzione UE 27. L’export italiano di carni lavorate rappresenta circa il 56% di tutte le esportazioni italiane di carni suine; di queste, il 70,1% è destinato ai Paesi dell’UE 27, con i due principali mercati: Francia (17,9%) e Germania (17,4%); l’8,6% è destinato al Regno Unito. Il comparto suinicolo italiano ha subito dal 2019 ad oggi delle tensioni sul mercato internazionale legate alla diffusione della Peste Suina Africana (PSA) in Europa e Nord America, dalla pandemia da SARS-CoV-2, causa del calo della domanda interna, e dall’introduzione e diffusione della PSA nel nostro Paese dal 2022. In particolare nel 2019, il diffondersi della PSA in Cina ha comportato un
aumento dell’export italiano con oltre 17mila tonnellate esportate nel 2020. Tale situazione ha subito un ribaltamento dal 2022 con un calo circa del 7,3% delle esportazioni italiane di carni suine per l’attuale situazione epidemiologica della PSA in Italia.
La PSA è trasmessa per contatto diretto e indiretto con suini domestici e selvatici infetti, ingestione di prodotti di origine a base di carne suina infetti e/o contaminati, anche sotto forma di scarti alimentari, contatto con superfici contaminate e fomites che costituiscono carrier meccanici. La capacità della malattia di persistere e diffondere è pertanto funzione della resistenza del virus a fattori di natura fisica (temperatura), chimica (pH) e alla tipologia di matrice, biologica e non, in cui esso è veicolato. La commercializzazione di prodotti a base di carne suina sicuri
(safe commodities) contribuisce alla gestione del rischio di diffusione della malattia. Le caratteristiche di tenacità e le condizioni alle quali la vitalità del virus è mantenuta in funzione del tempo nei prodotti a base di carne di origine suina stagionati risalgono a fine anni ‘80-’90. Seppur condotti con approcci sperimentali validi, questi studi hanno verificato la resistenza di virus di genotipo non più circolante (genotipo I) e con metodi di rilevazione meno sensibili rispetto a quelli oggi disponibili. Pertanto emerge la necessità di attualizzare le conoscenze disponibili e
identificare metodi aggiuntivi alla stagionatura, per offrire garanzie sanitarie ai paesi importatori circa l’assenza del virus della PSA nei prodotti stagionati italiani.
Il trattamento alle Alte Pressioni (High Pressure Processing - HPP) o anche definito pascalizzazione, è una tecnica di conservazione non termica che si applica ad alimenti solidi e liquidi già confezionati, quindi non passibili di successiva contaminazione. Il processo HPP è una tecnologia innovativa basata sull’applicazione di pressioni idrostatiche nettamente superiori a quella atmosferica (fino a 6.000 bar) raggiungendo l’inattivazione dei microrganismi presenti. Tale trattamento rende pertanto i prodotti alimentari stabili, conservabili e sicuri. Ad oggi non vi sono dati disponibili circa l’efficacia di un trattamento HPP su prodotti di salumeria italiani nel devitalizzare il virus della PSA, e quindi renderli “safe commodities” da commercializzare.
Scopo del presente progetto è generare dati aggiornati sulla presenza del virus della PSA in prodotti a base di carne stagionati maggiormente esportati, durante le principali fasi di lavorazione e stagionatura, utilizzando ceppi di PSA attualmente circolanti in Italia e valutare l’efficacia dell’applicazione del processo HPP per la totale devitalizzazione del virus della PSA.
Gli obiettivi a breve termine sono i seguenti: 1. sviluppare e validare metodi di read-out in vitro e in vivo della presenza del virus in prodotti stagionati; 2. valutare la presenza e persistenza del virus in prodotti di salumeria mediante contaminazione artificiale; 3. valutare la presenza e persistenza del virus in prodotti di salumeria mediante infezione sperimentale in vivo di suini; 4. valutare l’efficacia dell'applicazione di HPP nei prodotti di salumeria contaminati artificialmente e prodotti a partire da suini infettati sperimentalmente.
L'obiettivo a lungo termine è il mantenimento dei flussi commerciali dei prodotti di salumeria italiani nonostante la presenza del virus della PSA sul territorio nazionale, condividendo le metodiche utilizzate, basate sull'analisi e quantificazione del rischio, ed armonizzando i sistemi di raccolta e stoccaggio dati uniformemente agli interessi dei paesi coinvolti.